Sono arrivati altri tesori : c’è chi l’innovazione da me auspicata la sta già facendo!
Un’altra insegnante ha risposto al mio appello. Si tratta di Vittoria Sarno, docente di matematica e scienze presso l’IC Gozzi Olivetti di Torino.
Mi ha inviato il resoconto di tre progetti da lei attuati nelle sue classi nello scorso anno scolastico.
Li riassumo perché so che il lettore di oggi vuole delle sintesi : anche se sono talmente belli che varrebbe la pena leggerseli per intero. Comunque eventuali insegnanti interessati a fare qualcosa di simile nelle loro scuole possono scrivermi e invierò i materiali per intero. Vittoria stessa è disponibile a parlare con colleghi che volessero consultarla.
Dunque che cosa fa di bello Vittoria Sarno con i suoi ragazzi?
Nelle classi prime il progetto si chiama Consapevolezza e cura della “casa comune”e ruota attorno alla lettura del romanzo L’uomo che piantava gli alberi di Jean Jono e alla visione dell’omonimo film. E’ la storia del pastore Elzéard che all’inizio del XX secolo riesce a riforestare da solo un’arida vallata ai piedi delle Alpi.
Lo stile di vita e la determinazione di Elzéard nel portare a termine il suo scopo offrono l’opportunità per un lavoro di autoconoscenza e per una riflessione dei ragazzi in primo luogo su se stessi, sui compagni, sulla scuola in cui vivono. Poi sull’avere un progetto, sulla percezione del tempo e dei suoi ritmi, la fretta e la calma, il rumore e il silenzio, l’ascolto e l’arte della comunicazione, la devastazione dell’ambiente, l’acqua come fonte di vita.
Tutto questo lavoro – svolto attraverso giochi di ruolo, attività interattive e un diario di bordo appositamente creato – porta la classe a una fase operativa che risponde alla fatidica domanda “che fare?” e si concretizza in progetti realizzabili nell’ambiente di vita dei ragazzi.
Nelle classi seconde il progetto riguarda l’alimentazione. Quando l’ho visto ho avuto un sobbalzo perché è un tema che metto ai primi posti dell’elenco delle life skills che vorrei vedere introdotte nella scuola!
Il percorso comincia con la conoscenza dei diversi nutrienti, le regole di una corretta alimentazione e i rischi legati agli alimenti. Ovviamente anche questa ricerca coinvolge lo stile di vita, l’impatto sull’ambiente, si estende all’agricoltura e ai problemi globali. Ma sottolinea anche aspetti relazionali come la convivialità a tavola, il cucinare insieme, la stagionalità, la biodiversità, l’eco-friendliness (ecocordialità), prodotti tipici e locali: la scelta di alimenti freschi, di stagione, minimamente trasformati, che ci assicura il massimo introito di sostanze e nutrienti salutari per la nostra dieta e rispetto per l’ambiente. L’importanza basilare dell’attività fisica.
Successivamente i ragazzi approfondiscono alcune delle problematiche legate al cibo spazzatura: additivi alimentari, allevamenti intensivi, spreco alimentare e fame nel mondo, OGM ed impoverimento del suolo, la sovranità alimentare, i nuovi schiavi dell’agricoltura.
Nelle terze il progetto ruota attorno al tema della “Mente adolescente”.
Chi si è, chi si è stati e chi si vorrebbe essere. Il collegamento passato-presente-futuro come guida a chiarire la nostra identità.
Ma anche a vivere l’empatia che è la capacità di percepire la vita interiore di un’altra persona vedendo dall’altro punto di vista e immaginandosi nei suoi panni. È la via verso la gentilezza e la compassione.
L’apprendimento di abilità importanti come il diventare autonomi dalla famiglia, il correre dei rischi per affrontare delle sfide.
Il progetto porta poi i ragazzi a considerare i potenziali rischi ad effetto negativo di questo sviluppo, ad un aumento dell’impulsività, alla possibilità che si sviluppino dipendenze (smartphone, pc, droghe, fumo, gioco, cibo, ….) e all’iper-razionalità.
E tocca anche l’esplorazione del “mare interiore” delle proprie emozioni.
La cosa che più mi conforta in questo progetto è che è stato svolto da un’insegnante di matematica e scienze. Il che mi dice che una volta che queste “abilità” saranno entrate nei curricoli di tutte le scuole, e una volta che gli insegnanti siano stati adeguatamente preparati, potranno essere trattate all’interno di qualsiasi disciplina, anzi attraverso un lavoro interdisciplinare, e non più da esperti appositamente assunti, con notevoli risparmi per le finanze pubbliche.
Grazie Vittoria, e che i tuoi progetti possano ispirare tanti altri insegnanti!
Ringrazio Mariella per queste riflessioni che invitano al dialogo, ed anche io ne approfitto per esprimere alcuni pensieri in libertà. Devo dire che più del Covid mi preoccupa la deriva culturale e politica a cui stiamo assistendo che, partita sotto traccia, sta ora manifestandosi anche con i più recenti gravissimi episodi di violenza e di intolleranza che fomentano odio e paura.
La scuola riapre e, come dice bene Mariella, occorre approfittare della pandemia per poter attuare cambiamenti per trasformare, come direbbero i buddisti, il veleno (virus) in medicina.
Le notizie che quotidianamente ci raggiungono mettono sempre più in luce la necessità di formare persone consapevoli. Si sta perdendo il “senso” degli altri, l’empatia, l’accoglienza di ogni tipo di diversità e la paura spesso isola ancor più del back down. Credo dunque che nella scuola che tanti validi progetti propone in ambito educativo, didattico e disciplinare, sia fondamentale dare ancor più spazio a quegli interventi che si pongono come obiettivi quali: rispetto di sé e degli altri, valorizzazione dei talenti personali; fermare e trasformare la violenza andando a lavorare su paura e intolleranza e sulla gestione dei conflitti; dare spazio all’educazione emotiva, alla capacità di prendersi cura di sé e degli altri; riconoscere il valore delle regole che aiutano a cogliere il limite, a considerare gli altri, a trovare mediazioni, a diventare adulti sereni, sicuri e responsabili e, infine, rendere bambini e ragazzi consapevoli che le azioni determinano conseguenze e che ciascuno deve sentirsi responsabile di ciò che pensa, che dice, che fa. Poi ci sono le discipline, alcune fondamentali come la storia, per non ripetere gli errori del passato; la filosofia, che dovrebbe entrare fin dalla scuola dell’infanzia, per abituare alla riflessione, al dialogo, alla dialettica, al pensiero differente, al rispetto di valori etici e morali; l’educazione civica per formare futuri cittadini capaci di partecipare alla vita politica e all’amministrazione della cosa pubblica. Infine l’educazione al rispetto dell’ambiente prendendosene cura a partire dalle piccole azioni quotidiane. Per questo è importante primariamente occuparsi della formazione degli insegnanti, vecchi e nuovi, di ogni ordine e grado scolastico perché sappiamo bene che il cambiamento avviene prima di tutto attraverso l’esempio, le parole che si scelgono, le modalità con cui ci si relaziona agli altri.
Insegnare è davvero una delle professioni più difficili e per questo occorre prima di tutto un grande lavoro su di sé per raggiungere un sano equilibrio fisico, mentale ed emotivo. Questo ci insegna anche lo yoga, antichissima disciplina indiana che può essere considerata una pedagogia grazie ai contenuti educativi che propone, alla capacità di adattarsi alle culture in cui si inserisce e alla possibilità che offre di riscoprire i fondamenti etici che sono poi principi di saggezza universalmente riconosciuti il più noto dei quali è sicuramente la non violenza. Il progetto Impariamo (con) lo yoga che l’Associazione ARKIS propone da alcuni anni nelle Scuole Primarie di Bologna va proprio in questa direzione realizzando percorsi formativi per insegnanti, laboratori a scuola con gli alunni e momenti finali con bambini e genitori.
Le famiglie devono, infatti, essere sostenute ed occorre pensare anche per loro a momenti di confronto e di condivisione perché scuola e famiglia devono, oggi più che mai, riscoprire, pensare e promuovere nuove forme di collaborazione.