Condivido una parte dell’intervista a Alberto Pellai del CPP https://www.cppp.it/ invitando commenti da genitori in travaglio. E… vi propongo un esercizio. Visto che questo sito si occupa principalmente di formazione dei ragazzi a una sessualità consapevole, propongo a chi è interessato a questo tema di rileggere le parole di Pellai pensando in specifico all’educazione sessuale. Poi in un prossimo articolo mi ci proverò anch’io.
Bisogna rimettere il tema dell’educazione “al centro”. Intendo al centro della vita comunitaria, del progetto politico, del dibattito culturale, della riflessione intellettuale. E soprattutto bisogna facilitare la condivisione di idee, esperienze e competenze all’interno del mondo delle famiglie e degli adulti che vivono a fianco di chi sta crescendo. L’educazione sembra essere sparita dall’agenda politica, è stata deprivata di fondi e progetti a livello locale, regionale e nazionale. E le stesse famiglie spesso hanno avuto l’illusione che crescere un figlio fosse un’esperienza da realizzare nel qui ed ora. Ovvero, quando arriva una sfida educativa, la affronto. Invece l’educazione è anche autoformazione, rielaborazione della propria storia di vita, confronto e ascolto dell’altro.
Diventare genitori è come intraprendere un misterioso, affascinante e faticoso viaggio. Quali sono, secondo lei, tre parole che non possono mancare nella valigia di ogni genitore?
Passione: la vita ti deve appassionare, così come la tua avventura genitoriale.
Scoperta: Ogni giorno, con un figlio a fianco, scopri un nuovo pezzo. Di te e di lui.
Condivisione: non si può fare tutto da soli. Non si può crescere un figlio pensando che la propria famiglia sia un’isola, sconnessa dagli altri, dal mondo in cui siamo immersi.
E in una prospettiva emotiva-affettiva, sceglierei anche le parole: sguardi, amore, fatica.
Fragilità emotiva, vissuti autobiografici, colpevolizzazione e paura del conflitto spesso impediscono ai genitori di riappropriarsi del proprio compito educativo. Qual è la sua opinione in proposito?
È vero a volte si viene travolti da vissuti che generano impotenza, tolgono autoefficacia, riempiono di sensi di colpa. Tutti elementi che in realtà non ci rendono genitori migliori, limitano e a volta bloccano la spinta verso l’altro, la giusta “carica energetica” che ci permette di essere genitori capaci di metterci in gioco. Penso che oggi molti genitori abbiano anche il terrore di sbagliare, circondati come sono da modelli di perfezionismo assoluto, che poi riversano anche sulle aspettative che nutrono nei confronti del proprio figlio. Sono tutte catene che ci intrappolano, che limitano la nostra disponibilità emotiva e affettiva. Cose di cui possiamo con tranquillità imparare a fare a meno.
Bella riflessione!