Ne avevo già parlato in un mio precedente articolo (https://mariellalancia.com/corona-virus-considerazioni-un-po-fuori-campo/).

Nel frattempo la pandemia si è aggravata e con essa le sofferenze, le morti, la paura, i disagi.

Nonostante la tragedia che stiamo vivendo sia davvero ingente, mi colpisce che sui media e forse anche nei nostri discorsi di gente comune, si siano quasi del tutto oscurate le altre drammatiche emergenze che continuano sul pianeta.

Le guerre, le morti per malnutrizione (24.000 persone al giorno nel mondo) e per fattori ambientali soprattutto nei Paesi più poveri (quasi un decesso su tre).
Secondo Marshall Burke, del dipartimento di scienze della Terra dell’università di Stanford, in Cina sono bastati due mesi di riduzione dell’inquinamento per salvare le vite di 4000 bambini sotto i cinque anni e 73.000 adulti sopra i settant’anni. (Internazionale 24-29 aprile 2020 p. 22).
La malaria, che uccide ancora 400.000 persone l’anno.
L’alcolismo. Il tabagismo. Solo in Italia 80.000 persone all’anno muoiono per fumo da sigarette.
Sempre in Italia si contano 50.000 decessi all’anno per infezioni contratte negli ospedali.
La cito per ultima, ma a mio avviso è la più grave: la devastante crisi psico-spirituale della nostra civiltà, che emerge a piena visibilità attraverso fenomeni come i suicidi (uno ogni 40 secondi nel mondo), i disturbi alimentari (https://mariellalancia.com/lanoressia-dellanima/), i femminicidi, le depressioni, il burnout, il fenomeno degli hikikomori.

Oltre alle emergenze accertate (i dati che riporto provengono da OMS, UNICEF e da inchieste dei più accreditati quotidiani italiani) bisognerebbe mettere in conto quelle che si renderanno inevitabili se non attueremo un immediato cambio di direzione nelle politiche ambientali: incendi, inondazioni, siccità, desertificazione, carestie e conseguenti ondate di migranti climatici, nuovi virus passati all’uomo dalle specie animali a cui è stato stravolto l’habitat.

Non sono catastrofista. Se metto in evidenza questi dati è solo nella prospettiva di un risveglio delle nostre coscienze. Ormai lo sappiamo: non ci può essere nessuna vera trasformazione nel mondo che non parta da un radicale cambiamento nelle menti degli uomini.

Cominciare ad accendere uno sguardo più ampio e inclusivo – pur senza nulla togliere alla gravità della pandemia. Se vogliamo – come si sente ormai dire da più parti – che questa crisi possa essere occasione di un ricominciamento e di una svolta epocale, occorre ripartire abbracciando e intrecciando tutte le emergenze, perché sono tutte interconnesse. Altrimenti saranno solo rattoppi che si strapperanno alla prima criticità.

Riconoscere anche le nostre responsabilità individuali.
Non è vero che noi persone comuni non abbiamo potere.
Intanto abbiamo il potere del pensiero e della parola. Poi il potere di introdurre cambiamenti reali nel nostro stile di vita, nelle nostre abitudini. Esiste anche un contagio comportamentale, come ci dicono i sociologi.
Forse saremo più poveri. Mangeremo meno. Sprecheremo meno. Cambieremo lavoro o lavoreremo meno o diversamente. Viaggeremo meno.

Forse saremo più felici.

Chissà che quello che abbiamo patito in questa emergenza che ci ha toccati – sì questa volta anche noi Paesi ricchi – nella salute, negli affetti ma anche nelle nostre sicurezze, nelle nostre libertà e nel nostro benessere, non ci dia quella scossa che le emergenze lontane non riuscivano a darci.

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